San Teodoro - Hypnos Boutique Hotel


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La Storia
Le strofe del più illustre poeta gallurese, alla ricerca di una nuova primavera della vita, possono ben descrivere nella metafora l’orgoglio dei teodorini che conoscono le antiche origini dei propri padri.
Le indagini archeologiche hanno portato alla luce testimonianze di insediamenti antichissimi in territorio teodorino, risalenti addirittura al neolitico come alcune sepolture ipogeiche, oggi purtroppo andate perdute. Altri segni inequivocabili del passaggio della storia antica a San Teodoro sono ricordati ancora oggi dai toponimi di alcune zone: Lu Narachéddu, ovvero il piccolo nuraghe, ancora visibile almeno fino agli anni cinquanta nella sua struttura essenziale, testimonia la vita delle popolazioni arcaiche tipiche della Sardegna, ovvero la civiltà nuragica, che ha saputo erigere migliaia di torri in pietra a secco (senza alcun tipo di malta!) dalla caratteristica forma tronco-conica ad uso civile ma anche militare e talvolta religioso. San Teodoro, da sempre luogo strategico dal punto di vista militare e commerciale, rappresenta fin dagli albori della civiltà, un importante presidio presso una postazione geografica rilevante.
Ricordiamo inoltre Ghjlgólu (comunemente noto come Girgolu), l’antico Portus Gregorius degli antichi romani all’estremo nord del comune e ancora la Pétra fitta (la pietra fitta) a indicare un cippo miliare romano tuttora in piedi nella frazione di l’Alzoni.
Proprio in epoca romana un insediamento strategicamente ragguardevole presso l’agro teodorino è ricordato come Coclearia, citato dalla principale fonte storica che ricostruisce la viabilità nella Gallura romana: l’Itinerario Antoniniano del III secolo d.C. ed all’epoca dell’Imperatore Caracalla.
I documenti storici disponibili tracciano un profilo della piana di San Teodoro che conferma l’importanza militare e commerciale degli approdi naturali delle sue coste; gli studiosi sono concordi nel ritenere che nell’alveo dell’attuale porto cittadino (ancora in costruzione) doveva trovarsi il porto romano della città di Coclearia. Non fatichiamo a ritracciare i sentieri e i percorsi degli antichi viaggiatori e conquistatori sbarcati dalle navi da carico per i commerci o per i rifornimenti, in diretto contatto con i nostri progenitori.
Altri ritrovamenti hanno permesso di ricostruire la storia di San Teodoro, allora chiamato Offolle, durante il periodo bizantino; lo stesso Teodoro, soldato romano martirizzato di origine orientale al quale è dedicata la nostra chiesa, è vissuto in epoca bizantina sotto Galerio Massimiano. Purtroppo le fonti storiche che riguardano Offolle (o anche trascritta Offudè, Ovodè), tacciono su un lungo periodo, dal XIV secolo sino al 1600 circa. Di certo si sa che, venuta meno l’autorità bizantina (IX sec. Circa), tutta la Sardegna si riorganizza in Giudicati, fra i quali il Giudicato di Gallura con a capo un Giudice, il più famoso dei quali è sicuramente Nino Visconti, citato da Dante (Purgatorio VIII, 52-54). In epoca moderna il nostro antico centro abitato pare ripopolarsi ad opera di popolazioni provenienti dall’alta Gallura e dal sud della Corsica, che con grande coraggio si stabiliscono nel folto di quei boschi inviolati. Nasce la civiltà degli stazzi, tipicamente gallurese.
San Teodoro d’Oviddè è il nome con cui è conosciuto questo lembo di Gallura a partire dal 1700 circa in poi, raccolto attorno ad una chiesa di campagna. Il nucleo fondamentale del centro demico non è però di tipo urbano, ma rurale: la comunità vive sparpagliata in grandi insediamenti che fungono da “azienda agricola” con al centro l’abitazione in pietra granitica della singola famiglia di contadini-pastori, in una parola: lo stazzo gallurese, ovvero l’unità originaria ed il fulcro vitale di questo popolo, sopravvissuto agli eventi della storia fino agli anni cinquanta del dopoguerra. È proprio il dopoguerra e il suo grande impulso al rinnovamento che segna un passaggio importante per il nostro piccolo centro: trascinato dai grandi investimenti turistici del principe ismailita Aga Khan nella vicina Costa Smeralda nei primi anni ‘60, anche San Teodoro vive un intenso sviluppo turistico che in un crescendo travolgente, costruito anche grazie ad amministratori lungimiranti, arriva sino ad oggi.
La storia di San Teodoro è comunque soprattutto la storia della vita presso gli stazzi, degli uomini e delle donne che hanno saputo aver ragione della natura spesso inclemente, in un territorio che ha conservato il proprio carattere unico superando però le sfide della modernità.
Le Spiagge
La Cinta, una sottile e lunga distesa di sabbia dorata abbracciata dal mare azzurro e cristallino, Cala Brandinchi, un litorale bianco e acque simili a paradisi tropicali ribattezzato, non a caso, Tahiti, Lu Impostu, suo naturale proseguimento, la magnifica Marina di Puntaldìa con il suo moderno porto turistico e lo spettacolo caraibico di s’Isuledda. Sono le spiagge simbolo di San Teodoro, rinomato centro turistico, particolarmente amato dai giovani per la sua movida estiva, il cui territorio vanta anche altre famose perle costiere: impossibile non visitare anche Cala Ginepro, baia profumata dalla macchia mediterranea, la spiaggia di Coda Cavallo, che ti spalancherà con stupore lo sguardo verso l’imponenza di Tavolara e la sua area marina protetta, Cala Ghjlgolu, che sorprenderà con una roccia modellata da vento e mare a forma di tartaruga, una delle attrazioni naturali più amate, soprattutto dai bambini. E poi ci sono le meno famose e altrettanto belle: Baia Salinedda, Cala d’Ambra, Cala Suaraccia, Li Corri di Li Becchi, Li Marini e Seghefusti. Lo spettacolo della costa è completato, alle spalle delle spiagge, dalla la laguna di San Teodoro, punto di sosta dei fenicotteri rosa nei periodi migratori e residenza del cavaliere d’Italia, luogo ideale per passeggiate e birdwatching.
Conosciuto in Gallura come Santu Diàdoru, il borgo è abitato da poco meno di cinquemila residenti in inverno, animato da decine di migliaia di turisti d’estate. Il centro prese vita nel XVII secolo, nell’immediato entroterra alle pendici orientali del massiccio di monte Nieddu, quando pastori e pescatori popolarono la splendida porzione di terra, frequentata comunque sin dalla preistoria. Il nuraghe della borgata Naracheddu è la testimonianza più rilevante. Esisteva un centro abitato anche in età romana: i reperti archeologici sono documentati nel museo del Mare.
Fra gli appuntamenti da non perdere, le feste del patrono san Teodoro, la cui chiesa fu ricostruita a metà XX secolo, e quella di sant’Andrea, che si svolge nel quartiere di Montipitrosu. Molto suggestivi i fuochi di sant’Antonio Abate, festa detta Lu Fuculoni, durante la quale la popolazione si raccoglie attorno ai falò in onore del santo. San Teodoro è luogo di delizie per il palato: a maggio ecco l’Aglióla, dove assaporare i piatti tipici. La cucina ti conquisterà con la zuppa gallurese, fatta con pane, formaggio e brodo di manzo. Arrivato al dolce, fatti tentare da cucciuléddi milàti, fagottini al miele, frisjióli léti, frittelle, e niuléddha, con mandorla e arancia grattugiata. Tutto accompagnato da un calice di vermentino di Gallura.
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